Succede spesso.
Arriva il messaggio, la call, la richiesta via contatto.
“Avremmo bisogno di una mano con la tecnologia.”
Una frase che sembra innocua. Ma che per me, oggi, è un segnale d’allarme.
Perché se mi chiami per “una mano”, stai cercando un tappabuchi. Un parafulmine. Un tuttofare da attivare all’occorrenza.
E no, non è questo il mio lavoro.
Negli anni ho imparato a dire no.
Non per arroganza, ma per lucidità.
Perché dare una mano è molto diverso dal guidare una trasformazione.
E io entro per guidare. Con visione, responsabilità e impatto.
In questo articolo ti spiego perché non accetto più clienti che cercano solo supporto tecnico generico, e cosa succede invece quando si lavora con chiarezza e metodo.
“Una mano” è una richiesta vaga. E la vaghezza è pericolosa.
Quando mi dicono “ci serve una mano con la parte tech”, chiedo sempre:
“In cosa, esattamente?”
La risposta spesso è una di queste:
- “C’è un po’ di confusione.”
- “I dev non consegnano.”
- “Il fornitore ci ha lasciati a metà.”
- “Il progetto è in ritardo.”
- “Non sappiamo da dove partire.”
- “Il nostro CTO è junior.”
- “Ci servirebbe un parere.”
Tutti sintomi. Tutti legittimi.
Ma nessuna di queste frasi definisce un obiettivo.
E quando manca un obiettivo, manca un mandato.
E quando manca un mandato, il rischio è uno: diventi il consulente da chiamare quando scoppia un incendio, ma che nessuno ascolta davvero.
Io non entro per spegnere incendi. Entro per progettare strutture antincendio.
Il vero problema è sempre più profondo
Quasi sempre, sotto la richiesta di “una mano” c’è un problema più grande.
– Nessuna roadmap.
– Nessuna strategia tech.
– Nessuna leadership.
– Nessuna responsabilità chiara.
– Una cultura aziendale che vede la tecnologia come strumento esecutivo, non come leva strategica.
Se mi chiami per darmi un backlog da “sistemare”, non hai bisogno di me. Hai bisogno di un PM o di una software house.
Se mi chiami perché vuoi che “valuti un fornitore”, ma non hai idea di dove vuoi andare, è troppo presto.
Il mio lavoro non è “mettere a posto” quello che altri hanno lasciato a metà.
Il mio lavoro è evitare che tu finisca di nuovo lì.
Entrare senza mandato = fallire
Quando accetto un incarico senza un mandato chiaro, succedono due cose:
- Devo lottare ogni settimana per far valere le priorità
- Divento responsabile di decisioni prese da altri (o mai prese)
A quel punto, non sto aiutando l’azienda. Sto solo difendendo la mia faccia.
E io non lavoro per questo.
Lavoro per far crescere il reparto tech, per far evolvere le persone, per guidare un cambiamento concreto e misurabile.
Se non posso fare questo, preferisco non entrare.
Il mio lavoro parte da una direzione chiara
Tutti i progetti che seguo partono da un GamePlan Check Up.
È lì che definiamo insieme:
- cosa funziona e cosa no
- quali sono i veri colli di bottiglia
- cosa serve davvero all’azienda
- se il Fractional CTO è il ruolo giusto
- se siamo compatibili
Dopo il Check Up, può partire un affiancamento reale.
Con obiettivi. Con metrica. Con autorità.
Non con un “vediamo intanto se riesci a dare una mano”.
Cosa succede quando invece il contesto è giusto
Quando il mandato è chiaro, il ruolo è riconosciuto e il contesto è maturo, allora sì:
il Fractional CTO trasforma un reparto tech in una funzione strategica.
In pochi mesi:
- i team tornano a respirare
- le roadmap si semplificano
- i fornitori lavorano coordinati
- le decisioni sono basate su criteri, non su reattività
- il CEO non deve più preoccuparsi di capire cosa succede “in quella parte lì”
- e soprattutto: la tecnologia torna a essere un acceleratore, non un freno.
Conclusione
Dire “ci serve una mano con la tecnologia” è come dire “ci serve una mano con l’azienda”.
È troppo vago per produrre valore.
E troppo rischioso per costruire qualcosa di solido.
Il mio lavoro non è tappare buchi. È costruire ponti.
Non è salvare progetti. È guidare transizioni.
Per questo oggi accetto solo incarichi con visione, contesto e mandato.
E se pensi che tutto ciò sia “troppo” per la tua azienda, probabilmente non hai bisogno di un Fractional CTO.
Hai bisogno di capire cosa ti serve davvero.
In quel caso, cominciamo da lì.
Ma con un obiettivo.
Non con una richiesta generica.
Perché una mano te la do volentieri.
Ma solo se so dove ti stai aggrappando.